Local Art Fairs will save the Art Market
Most Art Fairs have been postponed till the autumn due to Covid-19 and the directors are wondering how they will arrange the viewings for both VIP collectors and the general public. There will be need to be wider aisles, supplies of facemasks and hand sanitiser, and one-way systems in place.
It is evident though that international, and even more so, intercontinental travel, will take many years to return to pre-Covid levels meaning many of the global players in the art market will be missing. This means that art will by necessity become more local, and less global.
Daniel Hug, director of Art Cologne, predicts this is where Europe, and in particular Germany, will do better than the USA; which, however, remains the biggest market with a 44% share of all sales. In the US, art galleries are concentrated in the big cities on its east and west coasts. In Germany, though the most important galleries are in the large cities like Berlin, Hamburg and Cologne, there are local galleries and art dealers in every major town and city, and these are the true engine of the German art market.
Daniel Hug takes hope from the fact that in Germany, alongside the traditional art collectors, professionals – doctors and lawyers – are active consumers of art. Encouraging these prosperous professionals to buy art is what will keep the art market alive in these difficult times. And keeping art local may throw up unexpected benefits by bringing to light artists who would otherwise have been overlooked in a global market which tends to concentrate on the same old names.
Daniel Hug is confident that once the Covid-19 pandemic is over, people will return to art fairs en mass. The textures, the colours, the physicality of the artworks are lost in the on line, the virtual tour, the web-auction. There can be no substitute for the human experience of enjoying art in person – whether at a museum, an art fair, or private gallery.
Versione in italiano (Italian version)
Le fiere d’arte locali salveranno il mercato dell’arte
Molte fiere d’arte sono state posticipate all’autunno a causa della pandemia da Covid-19 e i rispettivi direttori si stanno adoperando per organizzare le visite sia per i collezionisti più importarti che per il pubblico normale. Ci sarà bisogno di corridoi più larghi, di mascherine e disinfettante per le mani, e di regolare il flusso dei visitatori con un itinerario obbligato e unidirezionale.
È evidente che i viaggi internazionali, e ancora di più quelli intercontinentali, non torneranno ai livelli pre-Covid per diversi anni, ciò significa che un numero importante di ricchi collezionisti internazionali non parteciperanno, come hanno fatto solitamente, alle fiere d’arte contemporanea e che la loro assenza si farà sentire. L’arte quindi diventerà più locale e meno globale.
Daniel Hug, direttore di Art Cologne, pensa che l’Europa, e in particolare la Germania, sia meglio attrezzata ad affrontare questo periodo rispetto agli Stati Uniti che, lo ricordiamo, è comunque il paese che spende di più in arte, rappresentando, da solo, il 44% del mercato globale. Negli Stati Uniti le gallerie d’arte sono concentrate nelle grandi città delle sue coste, est e ovest. In Germania invece, anche se la maggior parte delle gallerie d’arte si trova nelle grandi città come Berlino, Amburgo e Colonia, ci sono centinaia di gallerie e mercanti d’arte in ogni città del paese; questo è il vero motore del mercato dell’arte tedesco.
L’ottimismo di Daniel Hug è supportato dal fatto che in Germania, oltre ai collezionisti tradizionali, anche i professionisti, come dottori e avvocati, sono attivi sul mercato dell’arte. Incoraggiare professionisti facoltosi ad acquistare opere d’arte sarà essenziale per tenere in vita il mercato dell’arte in questo periodo difficile. E muovere il mercato dell’arte verso un modello più locale avrà benefici inaspettati come dare risalto a nuovi artisti che spesso sono trascurati per dare spazio alle importanti gallerie d’arte che operano a livello globale e propongono tutte gli stessi nomi.
Daniel Hug è convinto che quando la pandemia di Covid-19 sarà finita, la gente tornerà alle fiere d’arte in massa. La struttura, i colori, la materialità di un’opera d’arte si perdono nella freddezza delle gallerie online, nei tour simulati dei musei e nelle aste virtuali. Non c’è ancora niente che possa sostituire l’esperienza umana del piacere di trovarsi di fronte a un’opera d’arte – sia questo in un museo, una fiera o una galleria privata.
Comments
Post a Comment